Borgo

La popolazione di Tignano fino alla metà degli anni Sessanta è composta in maggioranza da mezzadri più alcuni coltivatori diretti, operai agricoli e qualche artigiano. I proprietari terrieri della zona sono Fiorello Eleuteri e il marchese Carlo Torrigiani. Il primo è un ex fattore di origine marchigiana, il secondo appartiene a una delle più blasonate famiglie fiorentine. Fino ai primi anni Sessanta quella di Tignano è un’economia quasi autarchica dove gran parte di ciò che serve viene prodotto in loco. I mestieri più comuni sono ovviamente quelli di supporto all’agricoltura. Fabbri, falegnami, muratori, carpentieri lavorano a stretto contatto con le fattorie.

Una miniera di lignite si trovava vicino al borgo di Tignano in direzione di Prumiano. Era stata aperta durante la guerra del ‘15-‘18 e poi chiusa perché di scarso rendimento. La piazza ha rappresentato, e in parte rappresenta ancora oggi, il luogo sociale per eccellenza dove ci si incontra, si parla, si discute, si intrecciano relazioni. La piazzetta di Tignano fino a tutti gli anni ‘60 è un piccolo mondo brulicante di vita. Ci sono due forni, due circoli e la scuola elementare. Una settantina di persone vivono nelle vecchie case addossate alle mura.

Sul finire degli anni ‘50 i contadini incominciano ad abbandonare le campagne. Il fenomeno, partito in sordina, assume rapidamente i contorni di una fuga di massa. È la fine della mezzadria. Per qualche anno a Tignano nei poderi rimasti liberi si stabiliscono i contadini dell’alto Chianti, tradizionalmente più poveri di quelli del Chianti fiorentino. I tignanesi storicamente si sentono fiorentini e così la prima ondata dell’esodo si riversa su Firenze. Le periferie urbane, Novoli, Sesto, Scandicci, crescono impetuosamente sotto la spinta che viene dalle campagne. La seconda ondata si indirizza verso Poggibonsi e Colle Val d’Elsa, la prima con le sue falegnamerie, la seconda con l’industria del cristallo. Poi, a partire dai primi anni ‘70, il principale polo di attrazione è l’area industriale di Sambuca.

Dopo l’abbandono delle campagne Tignano sembra caduto in letargo. Gli anni ‘80 segnano invece l’inizio di un risveglio. C’è voglia di riorganizzarsi e di restituire un po’ di vita al paese. Il primo passo è la costruzione del Centro d’Incontro, su iniziativa del parroco don Tiberio Marchiotto. L’apertura del Centro nel 1985 fa da stimolo a una serie di iniziative come non se ne vedevano da tempo. Nei mesi estivi la piazzetta torna ad animarsi con spettacoli teatrali e cene aperte a tutta la popolazione.